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Esclusiva Calcio Totale/ Ruben Sosa: "Che lotta con Bruno. Juve, prendi lui"

di Claudio Ruggieri

Pubblicato il 06/01/2022

L'ex campione uruguaiano in esclusiva per Calcio Totale racconta del suo passato in Serie A con storie, aneddoti e un occhio particolare a Lazio e Inter. E sul bomber che piace alla Juventus...

Negli anni Novanta la nostra Serie A ha vissuto momenti importanti grazie all'arrivo di grandi campioni provenienti da tutto il Mondo. Uno di questi è stato senz'altro Ruben Sosa, campione uruguaiano che sul finire degli anni '80 è sbarcato a Roma, sponda Lazio, per poi approdare all'Inter. Un giocatore molto amato dai tifosi che abbiamo avuto il piacere di intervistare in esclusiva per Calcio Totale.

Ruben Sosa e l'Italia, che rapporto è stato?

"Ho sempre detto che l'Italia è stata la mia seconda casa, mi sono trovato benissimo sia a Roma che a Milano, ho vissuto momenti importanti che mai dimenticherò. Così come il grande affetto dei tifosi".

Lei è sempre stato un campione amato dai tifosi. Come mai?

"I tifosi hanno capito fin da subito che andavo in campo lottando per la maglia con tutta la mia energia. Non mi sono mai arreso, per questo si è creato un grande feeling sia con i tifosi della Lazio che con quelli dell'Inter".

Quanto è cambiata la Serie A in questi anni?

"Tantissimo, quando sono arrivato in Italia c'erano i più forti giocatori del Mondo. Parlo di Maradona, di Van Basten, Gullit, Matthaeus, Zico, Roberto Baggio e tanti altri. Era un campionato del Mondo a tutti gli effetti. Oggi non è così e non credo che la Serie A potrà tornare su quei livelli. Ma in generale è cambiato molto il calcio e soprattutto i calciatori".

In che senso?

"Prima i giocatori rispettavano i contratti, se firmavi un quadriennale allora difficilmente andavi via prima. Per rispetto alla società e ai tifosi. Oggi dopo appena un anno i giocatori bussano alla porta del presidente per andare via o per ritoccare l'ingaggio. Ma così perdi completamente il senso del gioco del calcio. Il calcio è passione, deve ancora poter essere un divertimento per tutti. Grandi e piccoli".

Non a caso la sua scuola calcio si chiama 'Alegrìa'...

"Esatto, perché insegno ai bambini a giocare a calcio in allegria, solo per puro divertimento. Certo, quando si cresce si pensa ai soldi, ma non dovrebbe essere il primo pensiero. Purtroppo mi riconosco poco in questo calcio".

La prima esperienza italiana fu alla Lazio. Cosa ricorda degli anni in biancoceleste?

"Sono stato quattro anni, mi sono trovato benissimo. Era una Lazio diversa da questa, lottavamo per restare in Serie A. Mi sono divertito e ho sempre sentito l'affetto dei tifosi. E poco importa se non ho vinto nulla, la Lazio la porto sempre nel mio cuore".

Metà cuore biancoceleste e metà cuore nerazzurro. Vero?

"Assolutamente sì, ancora oggi seguo sia la Lazio che l'Inter in Serie A. E spero davvero che possano fare bene nella prossima stagione. All'Inter sono stato tre anni dove ho dato davvero tutto. Ho vinto una Coppa Uefa ed è stata una gioia grande".

Quell'anno giocò con Bergkamp e Pancev. Quali furono i motivi del loro fallimento in nerazzurro?

"Dennis arrivò all'Inter a 24 anni, era giovane e non riuscì davvero ad ambientarsi nel campionato italiano ed in generale in Italia. Era molto timido, non parlava quasi mai. Pancev arrivò da Scarpa d'Oro con tante aspettative, purtroppo i tanti problemi fisici frenarono la sua avventura all'Inter".

In Serie A ha affrontato diversi difensori. Chi è stato il più difficile da superare?

"Quando giocavo nella Lazio ricordo le tante battaglie con Bergomi che poi ho fortunatamente ritrovato come compagno di squadra. Ma il più duro è stato sicuramente Pasquale Bruno. Quante botte ho preso da lui, un marcatore duro che non ti lasciava respirare".

Il compagno di squadra più forte che ha avuto in carriera?

"Sicuramente Enzo Francescoli che è stato il mio capitano nella prima Copa America vinta nel 1987. Un giocatore elegante con grande intelligenza e dei piedi fantastici".

Anche lei con il sinistro non scherzava. Quale era il suo segreto nei calci di punizione?

"Il lavoro in allenamento. Spesso quando finiva la sessione con la squadra mi fermavo da solo per provare i calci di punizione. Molte volte mi dovevano cacciare dal campo di allenamento. In questo modo ho migliorato il tiro e ho fatto tante reti su punizione".

Tornando al calcio attuale, la Juventus sembra vicina a Suarez. Sarebbe l'acquisto ideale per puntare alla Champions League?

"Nel calcio niente è sicuro, però posso dire che con Suarez in attacco la Juventus sarebbe devastante. Lui e Ronaldo assieme farebbero davvero paura. Suarez è una "bestia", sente la porta come pochi. Non bisogna chiedergli movimenti particolari perché in area è micidiale. Sarebbe un grosso colpo per la Juventus".

Un altro uruguagio, Godin, potrebbe andare via dall'Inter...

"Devo dire che sono molto sorpreso. Se compri Godin non lo puoi tenere solo un anno, lui è un grande difensore, un vero capitano, un gladiatore. Se dovesse andare via sarei molto perplesso".

L'Inter di Conte le piace?

"Lo scorso anno ha fatto bene soprattutto nel finale di stagione. Io credo che abbia tutte le carte in regola per poter tornare a vincere. Me lo auguro con tutto il cuore, così come spero che la Lazio possa togliersi grandi soddisfazioni. Lo ripeto, sono tifoso di entrambe le squadre".

di Claudio Ruggieri

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